INTERVISTA AL DIRETTORE TECNICO GIANFRANCO CARDELLI

By Pierluigi Giancamilli

Con l’elezione del nuovo presidente, Valter Magini, e del nuovo consiglio federale, è cambiato anche il settore tecnico della Fipm. Sono stati istituiti due Centri Federali di alta specializzazione, uno all’Acquacetosa di Roma, l’altro al Cpo di Montelibretti, e nominato Direttore Tecnico della Federazione il professor Gianfranco Cardelli, al quale abbiamo chiesto di illustrare le novità del settore tecnico e gli obiettivi per il 2014 e per il futuro.

 

Direttore tecnico, si può parlare di una vera e propria ristrutturazione?

“Si, è la parola giusta: abbiamo ristrutturato il settore seguendo una logica ben precisa che ci impone il nostro sport e la società moderna. L’idea di fondo che ha ispirato questo modello è stata quella di mettere l’atleta nelle migliori condizioni di allenarsi senza dover subire ulteriore stress, visto che il nostro è uno sport complicato da praticare e già di per sè è “stressante”. Nella società di oggi e in una città come Roma dove gli spostamenti sono difficili, il tempo è sempre meno. Visto che l’organizzazione individuale del proprio tempo, che include allenamento ma anche scuola, università e impegni privati, è fondamentale, direi che il primo allenamento di un atleta è quello di programmare e razionalizzare al meglio le proprie esigenze. Dunque in questo modo, ossia con i due centri di alta specializzazione dislocati in due aree differenti, ho dato la possibilità all’atleta di scegliere dove allenarsi in funzione della propria convenienza logistica. Allo stesso tempo, poi, l’atleta ha la possibilità di scegliere con quali tecnici di alto livello ha maggior feeling tecnico e umano. Insomma, così l’atleta è responsabilizzato perché è lui che sceglie, e in più ha la possibilità di organizzarsi al meglio il proprio tempo, lavorando più tranquillamente”.

 

Due centri, lei direttore tecnico, e poi ci sono due coordinatori, Roberto Petroni a Montelibretti e Luigi Filipponi a Roma: ciascuno seguirà un programma diverso o sarà tutto integrato?

“La Federazione persegue un obiettivo unico condiviso da me e dai due coordinatori, dunque allenarsi in uno o nell’altro centro di alta specializzazione sarà indifferente perché si seguiranno programmi condivisi che mirano al raggiungimento degli stessi obiettivi. Insomma, sono solo due luoghi diversi dove allenarsi, tanto che dalle due alle tre volte la settimana gli atleti dell’uno e dell’altro si alleneranno insieme, condividendo così la programmazione generale. Non solo, questo consentirà ai tecnici dei due centri di confrontarsi molto spesso sui programmi di allenamento”.

 

Viene da chiedersi: ma questo è uno sport individuale, e se si esclude la scherma dove ci si scontra con un avversario, perché dovrebbero confrontarsi così spesso tra loro gli atleti?

“In apparenza è una giusta considerazione, ma allenandosi insieme e avendo a disposizione diversi tecnici che ti seguono insieme l’atleta riesce meglio a superare le problematiche e le fatiche quotidiane che richiede il nostro multi sport”.

 

Ecco, ma gli atleti di interesse nazionale dovranno allenarsi per forza nei due centri?

“Un’altra delle novità è la rivalutazione dei centri federali periferici, dunque non c’è l’obbligo di essere per forza a Roma. Contemporaneamente all’istituzione dei due centri federali nazionali, infatti, si è ritenuto opportuno quanto valido dare ai centri federali regionali una valenza tecnica per la ricerca e l’allenamento di atleti di alto livello, dando così la possibilità a chi abita lontano e magari per motivi di studio non vuole trasferirsi di allenarsi nella propria regione. Ovviamente in questi centri gli atleti si alleneranno seguendo gli obiettivi stabiliti direttamente dalla direzione tecnica federale, la quale a sua volta sarà in costante contatto e interscambio con i tecnici dei centri periferici valutando di volta in volta, anche attraverso collegiali mirati, il raggiungimento degli obiettivi preposti. Questo sarà possibile anche grazie a dei test che faremo con tutti gli atleti in collaborazione con l’Istituto di Scienza dello Sport del Coni, e in particolare del dipartimento di fisiologia e biomeccanica”.

 

Passiamo ad altro argomento: quel è lo stato di salute del nostro movimento di vertice?

“Abbiamo un buon livello tecnico sia in campo maschile sia femminile, con atleti maturi che potrebbero dimostrare fin da subito il loro valore reale in campo internazionale e contemporaneamente giovani emergenti dalle grandi prospettive future che, tramite il lavoro e la voglia di arrivare potrebbero già essere quest’anno dei forti competitor degli atleti affermati”.

 

La stagione internazionale si aprirà tra poco: quali crtieri adotterete per le convocazioni?

“Innanzitutto sarà fatto tutto con la massima trasparenza visto che ci baseremo solo sull’oggettività dei risultati. La mia idea è semplice comunque. Ci sarà un gruppo di atleti sui quali puntiamo per ottenere risultati importanti e che rappresenteranno dunque lo zoccolo duro della squadra azzurra. Poi però laddove un giovane atleta o un emergente dovesse raggiungere risultati importanti nelle competizioni nazionali le porte per entrare nel gruppo dei convocati alle gare internazionali si aprirebbero. Insomma, nessuno ha il posto sicuro, bisognerà meritarselo”.

 

Quali sono gli obiettivi della Federazione a livello tecnico per questo periodo che ci porterà ai Giochi di Rio de Janeiro nel 2016?

“L’obiettivo è uno solo: lavorare sodo per colmare, dove ce ne è bisogno, quelle lacune tecniche di ogni singolo atleta, per far di raggiungere l’ambizioso traguardo di riportare in Italia una medaglia olimpica che manca dal 1992”.

 

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