LA STORIA

By Pierluigi Giancamilli

1912

Se il pentathlon nasce con le Olimpiadi antiche, sia pure in forma diversa, per poi trasformarsi in quello attuale nell’era moderna, grazie al barone De Coubertin che lo inserisce nel 1912 nei programmi dei Giochi olimpici moderni, per festeggiare la nascita della Federazione italiana occorre attendere la vigilia della seconda guerra mondiale. Fino ad allora il comitato olimpico italiano selezionava, motu proprio, gli atleti da inserire nella squadra che partecipava ogni quattro anni alle Olimpiadi moderne. Infatti dal 1920 gli atleti italiani sono sempre stati presenti nella disciplina a tutte le edizioni olimpiche.

 

1936

Nella sua storia, l’Italia aveva conquistato una sola medaglia prima che avvenisse l’ufficializzazione della federazione. Era accaduto a Berlino nel 1936, grazie al tenente di cavalleria Silvano Abba che conquistava il bronzo, dietro il tedesco Handrick e all’americano Leonard. Il nostro campione periva poi nell’adempimento del proprio dovere ad Isbuschensky in Russia nel 1942, dopo essersi aggiudicato, primo nella storia della disciplina, nel 1940 il titolo di campione d’Italia. Fino a quel momento la manifestazione tricolore non era mai stata organizzata.

 

1940 – 1950

La Federazione venne costituita come detto, solo nel 1940, ed il suo nome originale era quello di Commissione Italiana per il Pentathlon Moderno, che venne ufficializzato successivamente anche dalla legge istitutiva dello sport votata nel 1942 e che ha costituito la base della legislazione sportiva in Italia fino alla recente riforma portata avanti dal Ministro dei Beni Culturali con delega allo sport Giovanna Melandri del 2000. Nel 1944 la commissione si sciolse per essere ricostituita nel marzo 1947 alla vigilia delle Olimpiadi di Londra, sempre come commissione, alla cui guida restò fino al 1973 lo stesso presidente del Coni Giulio Onesti. Questi, per la verità, in nessuna circostanza si è mai avvalso del voto che gli derivava quale responsabile legale ed ufficiale della suddetta commissione, in sede di Consiglio Nazionale del Coni. Il 5 dicembre del 1973 la Giunta Esecutiva dell’Ente deliberò la costituzione di un comitato di coordinamento affidata all’On. Gianuario Carta, allo scopo di riformare e rendere legalmente più consona la situazione. Questi convocò la prima assemblea costituente elettiva, ed in quella occasione, esattamente il 25 giugno 1975, lo stesso Carta fu nominato presidente della neo federazione che ha assunto il nome di Federazione Italiana Pentathlon Moderno (FIPM).

 

1950

Si doveva quindi arrivare al dopoguerra per riscoprire la disciplina, esattamente nel 1950 ai campionati del mondo di Berna, dove il vice brigadiere Duilio Brignetti conquistava una splendida medaglia d’argento, mentre la squadra, della quale facevano parte il capitano Giulio Palmonella e Gianni Cantoni, saliva sul podio aggiudicandosi il bronzo. Poi piazzamenti onorevoli, successi in alcuni meeting internazionali, ma nessun risultato di grande rilievo fino appunto alle Olimpiadi di Montreal.

Nel frattempo la federazione aveva iniziato un lavoro importante di reclutamento, costituendo alcuni centri di avviamento alla disciplina ed istituendo le categorie giovanili, in passato inesistenti. Si creavano anche gare alternative, quali l’accoppiata corsa nuoto come punto di partenza della disciplina e si allargava la partecipazione a manifestazioni internazionali, oltre ad organizzare in Italia un prestigioso meeting, quello di Roma, al quale prendevano parte i migliori atleti del mondo e che ancora adesso è un appuntamento fisso del calendario internazionale. Questo sviluppo di iniziative, favorito anche da possibilità economiche allora esistenti, permetteva all’Italia di ottenere risultati sempre più rilevanti.

 

1960

Con il passare degli anni, è storia recente, la federazione è riuscita a trovare un suo assetto stabile, a creare un movimento a livello nazionale su tutto il territorio, anche se per motivi logistici e pratici, il centro principale dell’attività è sempre rimasto il Lazio, favorito dalla presenza del centro preolimpico di Montelibretti costruito dopo gli anni sessanta, dove si svolge di norma la preparazione degli atleti azzurri per le grandi manifestazioni: Olimpiadi, Mondiali, Europei e grandi meeting internazionali. Inoltre, gli atleti possono godere a Roma del complesso dell’Acquacetosa, che racchiude nel suo ambito una piscina, la possibilità di tirare di scherma e la stretta vicinanza con il poligono di tiro Umberto primo, situato a poche centinaia di metri dal centro stesso. Già a metà degli anni settanta l’Italia aveva un buon numero di pentathleti guidati dal giovane emergente Daniele Masala. Il quarto posto ottenuto da quest’ultimo a Montreal in Canada nel ’76, dove l’azzurro era stato addirittura in testa facendo sperare nella medaglia olimpica, era l’inizio di un periodo d’oro.

In precedenza la preparazione degli atleti italiani veniva svolta in ambito prettamente militare, presso la scuola di Orvieto (SMEF) dove gli atleti si allenavano anche per altri tipi di pentathlon, quello militare appunto, il cui programma si differenzia da quello “olimpico”. Il tiro viene effettuato a 200 metri con il fucile, anziché con la pistola. C’è poi il tiro con la bomba di precisione e potenza; il nuoto, in sostituzione dei 300 metri canonici, vede l’effettuazione di una prova utilitaria con passaggio subacqueo. Infine, le ultime due gare sono una corsa con ostacoli e la normale corsa campestre. Altri tipi di pentathlon, che vengono disputati anche attualmente, sono il pentathlon marinaro e quello aeronautico.

 

1980

Purtroppo alle Olimpiadi di Mosca del 1980, la proibizione da parte del nostro governo di far partecipare i militari italiani, precluse la possibilità di vincere almeno una medaglia, quella a squadre, sulla quale tutti erano pronti a giurare. Così, Masala, Massullo ed altri atleti venivano fermati dal divieto governativo ed il solo Pier Paolo Cristofori partecipava a titolo personale, in quanto decideva di congedarsi dal corpo di polizia dove prestava servizio, in modo da poter essere presente ai Giochi con il suo nuovo status di civile.

 

1984

Il 1984 era però l’anno del trionfo. Le avvisaglie si erano avute con successi individuali e di squadra ai mondiali, e l’olimpiade americana di Los Angeles decretava un successo senza precedenti. Oro olimpico per Daniele Masala, bronzo per Carlo Massullo, oro a squadre con l’apporto di Pier Paolo Cristofori. C’è da rilevare che nel frattempo la federazione, alla cui guida era stato eletto Alberto de Felice, si era organizzata in maniera professionale con un settore tecnico articolato diretto dal maestro di sport Mauro Tirinnanzi studioso della disciplina, profondo conoscitore degli atleti, che aveva istituito uno staff composto da grandi professionisti, quali Gianfranco Saini per il nuoto, Amicosante e Mantelli per il tiro, Sergio e Sandro Albanese per l’equitazione, Tito Tomassini per la scherma e Bruno Cacchi, ex ct della nazionale di atletica leggera per la corsa.

 

1986

Sull’onda di questo successo gli azzurri seguitavano a dominare la scena, vincendo anche titoli nelle categorie giovanili, dando quindi una continuità al movimento ed istituendo il settore femminile che nel frattempo era stato ufficializzato dalla federazione internazionale. La prima affermazione femminile arrivava nel 1986 con il bronzo mondiale a squadre in quel di Montecatini, che diventava argento due anni dopo ai mondiali di Varsavia.

 

1988

L’88 era anche la stagione olimpica ed a Seul l’Italia confermava il suo valore aggiudicandosi con Carlo Massullo l’argento individuale, quindi quello a squadre con l’apporto di Daniele Masala e Gianluca Tiberti, riserva Roberto Bomprezzi.

 

1992

Bomprezzi si prende la sua piccola rivincita quattro anni dopo a Barcellona dove con Tiberti e Massullo conquista il bronzo olimpico a squadre, mentre individualmente, manca il podio per un soffio, quinto con gli stessi punti del quarto classificato, il sovietico Starostine, a soli 35 punti dalla medaglia. I ricambi nel frattempo crescono, ma sostituire dei campioni olimpici non è così facile. Masala si è ritirato, si ritira dalle scene attive anche Massullo e più tardi lo farà Bomprezzi. Sono protagoniste le donne con una serie di eccellenti risultati, anche se la disciplina ancora non ha il riconoscimento olimpico. Il pentathlon tra l’altro per sopravvivere su richiesta del CIO è costretto a modificare le proprie abitudini. I giorni di gara da cinque si riducono a quattro, fino ad arrivare ad una sola giornata, con fase eliminatoria e poi finale dei migliori 32. 

 

1996 – 2000

Alle Olimpiadi di Atlanta 32 sono gli atleti ammessi dopo i meeting di qualificazione. L’Italia partecipa con tre atleti: il migliore di loro risulterà Toraldo, che chiuderà all’8° posto. A Sydney, nel 2000, i partecipanti si riducono a 24. Per la prima volta anche le donne sono ammesse a partecipare all’Olimpiade. Le speranze di successo in questa occasione sono affidate proprio alle ragazze ma Fabiana Fares cede al peso del pronostico ritirandosi, mentre si comporta molto bene la giovanissima Cerutti che chiude al 9° posto. In campo maschile un altro giovane, Stefano Pecci, appena 21 anni, chiude al 13° posto.

 

2004 – 2008

Ai Giochi di Atene 2004 l’Italia si presenta con quattro pentatleti e con tutti i cavalli necessari alla gara olimpica: si chiama Progetto Zanzur, un progetto grazie al quale l’Italia viene scelta dal Comitato Organizzatore di Atene come miglior paese per ciò che concerne i cavalli da gara che saranno utilizzati dai 64 pentatleti uomini e donne. In campo maschile Andrea Valentini finisce 19° mentre Enrico Dell’Amore 26°. In campo femminile invece Claudia Corsini sfiora l’impresa chiudendo 4^ a pochi secondi di distacco dall’inglese Harland, medaglia di bronzo. La Corsini si riscatterà nel 2005 a Varsavia vincendo i Mondiali, prima pentatleta italiana nella storia capace di vincere l’oro iridato. Ai Giochi olimpici di Pechino 2008 l’Italia non brilla. In campo maschile l’esordiente Nicola Benedetti chiude al 14° posto, mentre Valentini sarà 17°. In campo femminile, Corsini è 14^ mentre l’esordiente Sara Bertoli chiude all’ultimo posto. 

 

2012 – 2016

Nel 2012, invece, ai Campionati del Mondo di Roma, la squadra maschile (Benedetti, De Luca, Petroni) vince il titolo iridato a squadre che mancava all’Italia da 26 anni. Sempre nel 2012, ai Campionati Europei di Sofia, in Bulgaria, Riccardo De Luca vince il titolo continentale: nessun azzurro in campo maschile era mai stato capace di centrare l’impresa. Ai Giochi olimpici di Londra 2012 sono ammessi 36 pentatleti e altrettante pentatlete. Il nuovo regolamento internazionale, che accorpa il tiro e la corsa nel “combined event”, fa il suo esordio olimpico in questa edizione. L’Italia si presenta ancora una volta con il numero massimo di atleti consentito dal regolamento internazionale, quattro. In campo maschile Riccardo De Luca, all’esordio olimpico, chiude al 9° posto, miglior piazzamento olimpico di un italiano in campo maschile dai Giochi olimpici di Atlanta 1996, quando Cesare Toraldo chiuse all’8° posto. Nicola Benedetti invece, alla seconda Olimpiade, chiude al 20° posto. In campo femminile Claudia Cesarini chiude al 25° posto mentre Sabrina Crognale al 27° posto. Ai Giochi di Rio de Janeiro 2016 fa l’esordio un’altra novità in fatto di regolamento gara: il bonus round di scherma. In sostanza viene divisa in due la prova di scherma: si inizia con il ranking round, il classico torneo, poi dopo la prova di nuoto i pentatleti tornano in pedana per il bonus round. L’Italia è in gara ancora una volta con quattro pentatleti. In campo maschile De Luca sfiora il podio, chiudendo al 5° posto, mentre l’esordiente Pier Paolo Petroni sarà 24°. In campo femminile, l’esordiente Alice Sotero chiude con un ottimo 7° posto, mentre Cesarini sarà 23^.  

 

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