LAVINIA BONESSIO LASCIA IL PENTATHLON MODERNO DOPO 20 ANNI DI CARRIERA

16/12/2016
Lavinia Bonessio lascia le competizioni e la maglia azzurra. La pentatleta romana, 30 anni, atleta di punta dell’Esercito, dopo una lunga carriera che l’ha vista più volte protagonista in Italia e negli appuntamenti internazionali, ha deciso di continuare il suo percorso sportivo sotto altra veste. Da oggi lascia la grande famiglia del pentathlon moderno, ma il suo obiettivo è di tornare presto con un altro ruolo. Per il suo arrivderci le abbiamo chiesto di raccontarci il suo rapporto con il nostro mondo in una lunga intervista.
Lavinia, quando hai iniziato a praticare pentathlon moderno?
“Ho iniziato a praticare pentathlon moderno a 11 anni. Prima di approdare alle cinque specialità praticavo nuoto e ogni tanto mi divertivo a fare delle gare di corsa la domenica per seguire mia sorella più grande Marzia, che già gareggiava a livello internazionale nella società Policroma. La mia predisposizione per la corsa mi ha fatto essere una delle più forti fin dalle categorie giovanili. A tal proposito, ricordo ancora oggi la vittoria del mio primo Campionato Italiano esordienti A: avevo delle scarpette chiodate gialle, ereditate da mia sorella, e le altre atlete si ricordano ancora oggi di me per questo particolare e per le mie grandi rimonte: infatti partivo sempre molto arretrata a causa delle prestazioni nel nuoto, che é sempre stato il mio punto debole”.
Quando hai vestito l’azzurro per la prima volta?
“Nel 2000 è arrivata la prima convocazione in Nazionale, per l’Europeo Youth B di Melilla (Spagna) e da lì in poi ho partecipato a tutti gli Europei e Mondiali di categoria”.
Poi qualche anno dopo, la doppia svolta: l’ingresso nell’Esercito e l’arrivo del combined event..
“Nel 2006, in seguito ai miei buoni risultati, sono entrata a far parte del gruppo sportivo dell’Esercito, che mi ha permesso di svolgere con passione questo sport a livello professionale. Poi nel 2008, con l’introduzione del combined event, ho iniziato ad ottenere risultati sempre più importanti. Grazie alla miscela perfetta delle mie migliori qualità, resistenza e velocità nella corsa, precisione e rapidità nel tiro, a livello mondiale più volte sono riuscita a posizionarmi tra le prime 10 atlete di questa specialità. Per questo motivo il combined è divenuta tra tutte la mia disciplina preferita”.
Ci racconti qualche aneddoto simpatico della tua lunga carriera?
“Uno risale a una delle mie prime gare: ero molto piccola, dovevo correre i 1000 metri, ovvero due giri e mezzo di pista; ero talmente concentrata a correre più forte che potevo che mi dimenticai di contare i giri del campo; mi fermai un giro prima e quando mi accorsi dell’errore, ripresi comunque a correre anche se ero sfinita. Al termine della gara mi misi a piangere per la figuraccia che avevo fatto. Tra gli altri aneddoti che ricordo con piacere, c è quello che si riferisce alla mia prima gara di equitazione durante il Mondiale Militare del 2006 in Lituania. Allora ero un’amazzone inesperta, mi reggevo a stento sul cavallo e mentre affrontavo l’ultimo ostacolo, rimbalzai sulla sella e caddi malamente per terra. All’interno dell’ambulanza diretta verso l’ospedale più vicino, chisi ad Eric, il mio fisioterapista, che cosa potevo essermi fatta; lui per rassicurarmi mi disse ‘potrebbe essere una piccola lesione’. Poco dopo, feci una lastra e il dottore lituano con i risultati alla mano si rivolse a noi in questo modo ‘It’s broken’ (‘è rotto’, ndr). Disperata per il responso, che parlava di rottura del polso, insultai Eric perche tra il forte dolore e lo spavento non avevo ben compreso il termine ‘lesione’. Tornata in hotel, grazie alla registrazione di un atleta americano, rividi la mia sorprendente caduta: un capitombolo degno di andare in onda su Paperissima”.
E invece quali sono i successi che ricordi con più piacere?
“Quelli che piu di tutti mi stanno a cuore sono diversi. Il primo risale al 2010. Era settembre e venni esclusa dal gruppo olimpico, e in accordo con l’Esercito ci siamo dati come obiettivo di puntare al Campionato Italiano. Avevo cinque mesi di tempo per preparare una gara che volevo vincere a tutti i costi, per poter poi rientrare nella Nazionale. I sacrifici che feci furono tanti. Presi in affitto, grazie all’aiuto dei miei genitori, un appartamento vicino al Centro Sportivo Esercito, facendo tantissimi chilometri tra Roma Sud e Roma Nord per raggiungere i luoghi di allenamento. Mi era precluso partecipare alle sedute mattutine di scherma con i miei ex compagni di Nazionale, cosi cominciai ad allenarmi la sera al Club Scherma Roma con il mio tutt’ora Maestro Andrea Giommoni e con la coordinatrice Eva, che tutt’ora, oltre ad essere una mia grande amica, è diventata il mio punto di riferimento. Tutti questi sforzi vennero ripagati quando nel febbraio del 2011 vinsi il Campionato Italiano battendo tutti i miei record e riuscendo a riprendermi il posto in Nazionale. Questa esperienza mi ha insegnato che se vuoi ottenere dei risultati, nello sport come nella vita, devi sempre mettercela tutta e fare tanti sacrifici perchè poi non c’è sensazione piu appagante della vittoria ottenuta con le proprie forze”.
Raccontacene un altro.
“Allora vado su un successo un po’ più recente. Ai Campionati Mondali 2014 di Varsavia, vengo convocata per gareggiare nella staffetta insieme a Camilla Lontano. Venivo da un periodo privo di grossi risultati e da un infortunio che mi aveva tenuta ferma, per cui volevo assolutamente ottenere un buon piazzamento. Durante tutta la gara con Camilla c è stato subito un grosso affiatamento, dunque siamo state capaci di affrontare una gara di altissimo livello e completandoci a vicenda abbiamo vinto la medaglia di Bronzo. Il momento più bello è stato salire sul podio pensando alle parole di mio nonno, grande sportivo, venuto a mancare qualche mese prima: ‘Prima o poi avverrà qualcosa, devi solo crederci’, mi disse. E aveva ragione lui, che da lassù quel giorno è stato il mio angelo”.
Il 2012 è stato il tuo anno speciale. Dopo una delusione forte è nato un grande amore.
“In effetti è stato davvero il mio anno speciale in tutti i sensi. Dopo la delusione di non essere stata convocata per l’Olimpiade di Londra, alle quali mi ero qualificata, ho conosciuto Paolo Pizzo, che nel 2011 si era laureato Campione del Mondo di spada. Insieme abbiamo iniziato fin da subito a viaggiare molto, e a fare progetti di vita insieme, fino a che il 12 ottobre 2014, lui mi ha sorpreso interrompendo una gara di scherma Nazionale a Ravenna, chiedendomi di sposarlo. Io, sotto gli occhi di centinaia di persone, tra cui la mia grandissima amica Clara Cesarini, che ovviamente sapeva tutto, gli sono saltata al collo mormorando un flebile, a causa dell’emozione, si. Cosi il 6 settembre 2016, sulle note di “All of Me” di John Legend nello straordinario scenario del mare di Gaeta ci siamo sposati”.
Arriviamo al 2016, un anno di grandi successi e poi la decisione di uscire di scena.
“Questo 2016 è stato un anno particolare. Gareggiare individualmente non mi divertiva più, non reggevo più la tensione delle gare e dentro di me sapevo che conclusa la stagione la mia carriera sportiva si sarebbe conclusa. E cosi ho chiuso la mia carriera partecipando alle sole competizioni a staffetta, specialità in cui mi divertivo molto e quindi riuscivo a dare il meglio. Infatti ho ottenuto grandi risultati, vincendo la prima prova di Coppa del Mondo al Cairo insieme ad Auro Franceschini, la terza a Roma in coppia con Lorenzo Michele, il Bronzo al Campionato Europeo a Sofia sempre in coppia con Auro Franceschini e ho chiuso con due quinti posti i Mondiali di Mosca nella staffetta femminile e mista”.
E da domani cosa farai?
“Per quanto riguarda il mio futuro lavorativo, rimarrò nel mondo dello sport. Ho già iniziato a lavorare al Centro Sportivo Esercito nella sezione di Atletica Leggera occupandomi di pubblica informazione e in futuro spero di potermi occupare anche del pentathlon moderno. In fin dei conti questo è stato il mio sport e la mia vita per venti anni. Il pentathlon cosi come lo sport in generale mi ha fatto crescere, mi ha fatto soffrire, piangere, disperare, ma poi mi ha ripagato di tutto grazie alle vittorie, ai viaggi, ai legami unici che ho creato con gli allenatori e i compagni di una vita di allenamenti. Tutto questo mi mancherà tantissimo ma sicuramente riuscirò ad applicare alla nuova vita che mi aspetta tutte le cose che ho appreso, ovvero il rispetto, la determinazione e la voglia di andare sempre avanti nonostante le difficoltà”.
Il futuro lavorativo dunque è nello sport e ci auguriamo di ritrovarti nella famiglia del pentathlon moderno quanto prima. E quello privato invece?
“Beh, quando uno si sposa con la persona che ama è normale che pensi a farsi una famiglia quanto prima”.